Vaia (Spallanzani): «Adesso abbiamo molti pazienti ‘grigi’: li stiamo studiando»

“Non bisogna abbassare la guardia, soprattutto in questa fase, in cui abbiamo dei dati su Roma e sul Lazio che sono incoraggianti e che confermano la bontà del lavoro che abbiamo fatto tutti insieme: operatori sanitari, cittadini e media, ognuno dando il proprio contributo”.
Lo ha dichiarato il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia, in un’intervista all’Agi.
“Adesso abbiamo molti pazienti ‘grigi’. Noi li chiamiamo così. Si tratta di pazienti asintomatici o lievemente sintomatici, che sono aumentati e che stiamo studiando. In questo momento, nel nostro ospedale, si trova, quindi, un numero alto di questi pazienti e un numero inferiore di pazienti clinicamente evidenti. Tanto è vero che le terapie intensive si stanno svuotando. Allo Spallanzani è praticamente vuoto il reparto di terapia intensiva”, ha aggiunto.
“È corretto dire che i nuovi pazienti hanno sintomi più lievi. Da un punto di vista dell’osservazione è giusto dire così, ma dobbiamo capire, dobbiamo studiare questo dato. Probabilmente, come si verifica in tutte le fasi epidemiche, nella coda dell’epidemia assistiamo a una riduzione della virulenza. Però queste sono tutte osservazioni che facciamo oggi ad alta voce, ma che dovranno avere poi una base scientifica. Oggi possiamo dire che sulla base delle osservazioni i nuovi pazienti hanno sintomi più lievi, ma si tratta di un dato empirico e non scientifico”. “Le esperienze passate di tutte le epidemie ci dicono che il virus muta man mano che si diffonde nel tempo e nei luoghi. Dunque, non è improbabile che il virus possa mutare e diventare meno virulento. Non è improbabile. Tutte le epidemie hanno sempre una coda di minor diffusione, di minor contagiosità, ma soprattutto di minor virulenza”.
Per quanto riguarda le cure “oggi ne abbiamo alcune a disposizione, tra queste anche quella al plasma, che è in fase sperimentale – ha spiegato l’esperto – Però non si tratta di un atto di prevenzione. Il vaccino è l’atto di prevenzione che metterà la parola fine al virus. Quello con il plasma è un atto di terapia che si fa su una persona malata”. “Bisogna trovare dei donatori guariti e non è sufficiente che il donatore guarito abbia sviluppato anticorpi tout court: devono essere anticorpi neutralizzanti. Ad oggi noi dello Spallanzani abbiamo fatto ricorso alla terapia al plasma in un solo caso: con un bambino ricoverato all’ospedale Bambino Gesù. Insomma, è una terapia che stiamo comunque sperimentando”, ha concluso Vaia.