Fase 2, l’infettivologo Galli: «Il tentativo va fatto. Ma il rischio è che si prenda il virus fuori e lo si porti in casa»

“Il luogo di maggiore contagio è il contesto familiare. Il rischio è che si prenda il virus fuori e lo si porti in casa. Anche le aziende possono esserlo, molte si sono attrezzate autonomamente per limitare i focolai. Oggi per la prima volta sono uscito con mia moglie per una passeggiata, sono stato al parco Sempione. Ho trovato moltissime persone in giro, e questo non mi stupisce. È normale che la gente sia ormai portata a farlo, anche se benissimo non va: ho visto tanti giovani in gruppo, più o meno ammassati, qualcuno senza mascherina. Questo non va bene”.
Così il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’ Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, in un’intervista a “Repubblica”.
“Il rischio di una seconda ondata dell’ epidemia non è una cosa che dico io, ma è un’ ipotesi che spaventa l’ Organizzazione mondiale della sanità. C’ è stata in altri Paesi che hanno aperto, anche se non ha portato situazioni drammatiche. Ora l’ abbiamo deciso anche noi, per motivi di assoluta necessità. Siamo di fronte a un esperimento di riapertura che si fonda principalmente su mascherine e distanziamento”. “Non c’ è la prova provata che sia un sistema sicuro di prevenzione, ma non sono scettico. Quello che è fondamentale è che ogni cittadino si senta responsabile. Nessuno può sapere oggi se funzionerà. Il tentativo va fatto, anche se molte indicazioni potrebbero essere modificate in corso d’ opera, in base all’ evoluzione del contagio”, ha concluso l’esperto.