L’infettivologo Andreoni: «Possono accadere due cose: che il virus continui a girare anche in Italia. Oppure che possa rientrare nel nostro Paese da qualche parte del mondo»

«Questa leggerissima speranza che il virus scompaia può essere legata al fatto che la Sars scomparve a giugno e che i coronavirus non circolano d’estate». Lo ha affermato il direttore della clinica malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma Andreoni, che ha però chiarito: «Diciamo però che può rappresentare una probabilità di uno su mille».
«Possono accadere due cose – ha spiegato Andreoni – che il virus continui a girare anche in Italia, seppure con una numerosità dei casi molto modesta. Oppure che possa rientrare nel nostro Paese da qualche parte del mondo».
«Non ci sono segnalazioni che questi cambiamenti abbiano modificato né la patogenicità, né la virulenza, cioè l’infettività del virus – ha detto ancora l’esperto – Il virus si sta un po’ modificando, ma non in modo così sostanziale da far ritenere che possa diventare un virus banale».
Nei giorni scorsi Andreoni aveva spiegato che «al momento sappiamo solo che gli anticorpi dopo l’infezione da Covid-19 si formano, ma non abbiamo idea se poi proteggono dal virus. E’ giusto l’appello dell’Oms, servirà ancora tempo per sapere se si possono dare ‘patenti d’immunità. Alcuni passi avanti sono stati fatti – continua l’esperto – possiamo dire ad esempio che gli anticorpi hanno una durata di quattro mesi, ma saremmo più interessati a sapere se durano anni, cosa impossibile visto che il virus è nuovo. Inoltre oltre alla risposta attraverso immunoglobuline, che è quella che misuriamo con i ‘famosi’ test sierologici, nelle malattie respiratorie è importante anche la cosiddetta ‘immunità cellulo-mediata’, di cui ancora sappiamo molto poco».