Fase 2, Burioni: «Per la protezione affidatevi a distanza e l’attenzione ai flussi d’aria»

“La distanza e l’attenzione ai flussi d’aria saranno i due elementi ai quali ci dovremo affidare per la protezione contro l’infezione quando tenteremo di riprendere la nostra vita normale” durante la ‘fase 2’.
Così il virologo Roberto Burioni, su ‘Medical Facts’, riferendosi ad un caso di contagio avvenuto in Cina in un ristorante di Guangzhou.
“E’ il 23 gennaio e una famiglia parte da Wuhan, dov’è cominciata l’epidemia, per andare a Guangzhou”. “Tutti stanno bene e il giorno dopo vanno a pranzo in un bel ristorante”. La stessa sera uno dei familiari va all’ospedale perchè si sente male. Ha il Covid-19. “Le autorità si muovono immediatamente, identificano tutte le persone che erano presenti nella sala” del ristorante “e le mettono in isolamento. Nei giorni successivi alcune persone sedute nello stesso tavolo del malato si ammalano”, però se ne ammalano anche altri di due famiglie diverse “lontane più di un metro dal paziente infettato”.
“La sala viene esaminata con attenzione e ci si accorge che i getti dei condizionatori creano forti correnti d’aria”. “Ecco il motivo per cui la trasmissione è avvenuta a distanza superiore di un metro”: le goccioline di saliva del cliente ammalato “sono state sospinte dal getto del condizionatore e sono arrivate più lontano. Certo c’è voluto molto tempo, un’ora o più”, quindi “verrebbe da dire che per essere contagiati ci vuole una vicinanza prolungata e magari l’aiuto di una corrente d’aria”.
“Nel momento in cui ci accingiamo a riaprire ristoranti, bar e uffici dobbiamo ben tenere presente quanto è successo, che non ha solo aspetti negativi. E’ vero che persone dei tavoli vicini, colpiti dalla corrente d’aria generata dal condizionatore, sono state infettate a distanze maggiori” e “questo deve portare a particolare cautela nella disposizione dei tavoli e nel loro distanziamento specie in presenza di forti correnti d’aria dovute a condizionatori, ventilatori o qualunque altra cosa. Però è vera anche un’altra cosa: in quella sala hanno pranzato insieme al paziente 82 persone: 9 sono state infettate (a riprova che un singolo paziente può essere molto contagioso), ma gli altri 72 commensali e soprattutto gli 8 camerieri, che certamente hanno servito anche il paziente infetto, non hanno contratto il virus”, ha concluso il virologo.