Coronavirus, Di Perri: «Chi non accusa più alcun sintomo è potenzialmente contagioso anche per altre tre o quattro settimane»

«Tanti tamponi positivi, molti di più dei nuovi contagiati? Sono numeri che ci raccontano come stanno lavorando i medici e l’Unità di crisi, e soprattutto quanto è duro da sconfiggere questo virus».
Queste le parole del responsabile di Malattie infettive dell’Amedeo di Savoia, il virologo Giovanni Di Perri.
Oggi, nella lotta al coronavirus, «Si sta dando la precedenza agli ospedali, ai pazienti già in trattamento e a chi proviene dalle Rsa. Ma ci sono anche le posizioni “ibride”: malati che hanno superato la fase più delicata oppure asintomatici, che hanno necessità di ritornare al lavoro, pensiamo ai medici e al personale sanitario, oppure a casa». «È ormai evidente come una persona, che non accusa più alcun sintomo, possa continuare a convivere con il virus anche per altre tre o quattro settimane. Così è importante comprendere la differenza sostanziale tra guarigione e negativizzazione», ha aggiunto il virologo.
«Condividiamo la scelta di un alleggerimento graduale dei divieti a partire da maggio: ci sono aree del Piemonte dove l’epidemia mostra evidenti segni di ridimensionamento. E con le dovute accortezze i rischi di contagio possono essere ridotti in maniera sensibile, specialmente nelle realtà produttive che non prevedono un contatto diretto con i clienti», ha spiegato l’esperto.
Per quanto riguarda la situazione degli ospedali, Di Perri ha affermato: «Oggi – giovedì – per la prima volta dopo tanto tempo due stanze dell’Amedeo di Savoia sono rimaste libere per un paio d’ore. Sembra un dettaglio da poco ma non è così: non calano soltanto i ricoverati in terapia intensiva ma in generale tutti i malati. E anche nei pronto soccorso la sensazione è quella di un’emergenza che, pur lentamente, sta rientrando. Così diventa tutto più gestibile. I test necessari alle dimissioni servono anche a questo, ad allentare un livello di pressione che rischiava di diventare ingestibile».