Capua: «Solo cercando gli anticorpi nelle persone entrate in contatto con il virus, si potrà tracciare la strada della nuova convivenza sociale»

Dal prossimo 4 Maggio, data prevista per la fine del lockdown, in Italia «chi ha gli anticorpi al Covid-19 può uscire di casa, certo».
Queste le parole della dottoressa nota per i suoi studi sui virus influenzali e, nello specifico, sull’influenza aviaria; la virologa Ilaria Capua, direttrice dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida.
Chi, invece, non avrà gli anticorpi «Con una griglia del rischio ben evidenziata, è inutile tenere tutta la popolazione chiusa in casa. Invece bisogna già andare a caccia degli anticorpi, rovesciando l’approccio alla pandemia. Gli ospedali non sono più al collasso come tre settimane fa, ora sono un punto di forza».
In questo periodo «La parola d’ordine è “mitigare il contagio”, non certo puntare a bloccarlo in una fase come questa. Il virus non si estingue da solo, ha avuto una diffusione rapidissima anche grazie alla notevole mobilità umana. Potrebbe cambiare, magari diventare un’influenza: che, voglio chiarirlo, non è affatto una situazione banale per chi si ammala», ha affermato l’esperta.
Per attenuare il contagio dobbiamo conviverci, «facendolo uscire per tenerlo sempre più sotto controllo. Ecco perché la consapevolezza del rischio è un fattore fondamentale per la riorganizzazione della collettività. In una griglia del rischio va evidenziato che gli anziani, ma anche i soggetti giovani, sono più vulnerabili se hanno patologie intercorrenti», cioè «una malattia che sopraggiunge durante il decorso di un’altra».
«Una volta messo in atto il lockdown, si deve andare a caccia degli anticorpi. Solo cercando gli anticorpi nelle persone entrate in contatto con il virus, si potrà tracciare la strada della nuova convivenza sociale», ha aggiunto la virologa.
Per quanto riguarda il test sierologico, Capua ha affermato che «Non conosco il tipo di test, meglio non esprimersi». «Meglio sottoporre la popolazione ad un test unico, nazionale, scientificamente valido», ha concluso l’esperta.