Coronavirus, Gattinoni: «Nella maggioranza dei casi non fa danni, ma in alcuni casi si attacca ai polmoni e diventa letale»

«È un microrganismo che nella maggioranza dei casi non fa danni, ma in alcuni casi si attacca ai polmoni e diventa letale. In Germania ho visto dei pazienti e molti me li hanno sottoposti dall’Italia. La malattia si presenta in modi diversi e porta a una grave carenza di ossigeno».
Così Luciano Gattinoni, medico rianimatore di fama internazionale, ex direttore scientifico del Policlinico di Milano e presidente della Società mondiale di Terapia intensiva, professore ospite all’Università di Gottinga in Germania, parlando del coronavirus in una intervista a La Stampa.
«Mentre la polmonite colpisce gli alveoli, questa polmonite virale interstiziale tende a interferire sulla parte vascolare. Così i vasi sanguigni del polmone perdono potenza e causano l’ipossiemia, cioè la carenza di ossigeno nel sangue. Se viene l’ipossiemia il cervello compensa aumentando la respirazione, per questo i malati arrivano in ospedale apparentemente in forma. In realtà, si ha già una saturazione bassa dell’ossigeno nel sangue. Per aumentare il respiro si fa più pressione, il polmone si infiamma e il plasma filtra nell’interstizio. Un meccanismo che si interrompe solo con un’intubazione di 10-15 giorni», ha spiegato Gattinoni.
«Se viene l’ipossiemia il cervello compensa aumentando la respirazione, per questo i malati arrivano in ospedale apparentemente in forma. In realtà, si ha già una saturazione bassa dell’ossigeno nel sangue. Per aumentare il respiro si fa più pressione, il polmone si infiamma e il plasma filtra nell’ interstizio. Un meccanismo che si interrompe solo con un’intubazione di dieci-quindici giorni», ha detto ancora l’esperto.
«Intubando si permette al paziente di mantenersi dormiente finché le difese immunitarie vincono il coronavirus. Al momento è l’unica cura. E infatti, non a caso, muoiono di più quelli fuori dalla terapia intensiva che dentro», ha spiegato l’esperto.