Covid-19 e altri virus, Essere Animali: «L’elemento in comune è lo sfruttamento del pianeta e degli animali»

«Come la maggior parte (circa il 70%) delle malattie umane fino ad oggi conosciute, anche questo virus deriva da un’interazione più o meno diretta fra animali, selvatici e addomesticati, e l’essere umano. Queste patologie sono dette zoonotiche, in quanto partono dall’animale e arrivano all’uomo attraverso un salto di specie del virus chiamato spillover. Lo scambio di patogeni è favorito in quei luoghi che agevolano il contatto interspecifico: non solo i mercati, legali o illegali, in cui si concentrano molti individui e più specie animali, ma anche i terreni deforestati che privano la fauna autoctona del loro habitat e gli allevamenti intensivi, tutti complici del deterioramento degli ecosistemi e della perdita di biodiversità».
È quanto denuncia l’associazione “Essere Animali”.
«Al momento» precisano «non ci sono evidenze scientifiche, ma si ritiene che il fatidico spillover che ha generato la pandemia di Covid-19 sia avvenuto proprio in un mercato, quello di Wuhan in Cina: una situazione che vede la presenza di molte persone in relazione con animali morti e animali vivi. Lo scenario più probabile suggerisce che il serbatoio del patogeno sia una specie di pipistrello ampiamente presente in Cina e che il coronavirus sia arrivato all’essere umano tramite il passaggio attraverso un ospite intermedio».
«A rileggerlo oggi pare incredibile, ma un libro uscito nel 2012 anticipò con stupefacente esattezza tutti i dettagli di questa recente pandemia. Parliamo del saggio Spillover, che tratta appunto il salto di specie, scritto da David Quammen, divulgatore scientifico e giornalista. Il testo parla della diffusione dei nuovi patogeni e delle grandi epidemie e spiega come questi devastanti virus siano la risposta della natura all’assalto dell’uomo nei confronti degli ecosistemi e dell’ambiente. Secondo Quammen “stiamo invadendo e alterando gli ecosistemi con sempre più decisione, esponendoci a nuovi virus e offrendoci come ospiti alternativi. Siamo troppi e consumiamo le risorse in modo avido, e ciò ci rende una specie di buco nero che attira tutto, anche i virus. Dobbiamo ridurre velocemente le attività che impattano sull’ambiente, ridimensionare la popolazione e porre un freno alla domanda delle risorse.”», sottolinea Essere Animali.
«Un elemento comune dei proliferare dei virus è quindi lo sfruttamento eccessivo del pianeta, dovuto anche alla produzione industriale di carne e agli allevamenti», scrive ancora l’associazione.
«Se tutti vogliamo mangiare la fettina o l’hambuger, oltre ad uccidere miliardi di animali confinati in luoghi orribili, dobbiamo devastare ecosistemi e sprecare preziose risorse per convertirli in carne, ereditando da questo processo un ambiente in cui siamo più esposti ai virus. Due sono i fattori che saranno fondamentali per il nostro futuro: l’attuazione di politiche contro l’emergenza ambientale, già sollevate da movimenti ecologisti e organizzazioni per la protezione degli animali e una maggiore consapevolezza, in ciascuno di noi, dell’impatto del nostro stile di vita e delle nostre abitudini alimentari. I nostri consumi saranno scelte personali, ma sono indissolubilmente legati a un sistema di produzione i cui effetti collaterali hanno conseguenze sul pianeta e sull’intera comunità», concludono.