Coronavirus, Burioni: «Da medico non mi stupirei se nel nostro paese i contagiati fossero cinque volte di quelli ufficiali»

Il calo dei casi di contagio di coronavirus in Italia «è un primo segno che i nostri sacrifici non sono inutili. È però un segno molto tenue che ci autorizza a pensare che i sacrifici sono molto utili ma ci invita anche ad essere ancora più rigorosi, se si molla un attimo sono guai grossi».
Così il virologo Roberto Burioni, intervenendo a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio.
«Noi viviamo in una situazione molto frustrante, vediamo i risultati del nostro comportamento di oggi solo tra 14 giorni. I dati terribili che ci hanno inseguito e terrorizzato la scorsa settimana sono figli di quella settimana dell’8 marzo, così poco avveduta, in cui tutti sono andati a sciare, chi al museo e chi all’aperitivo», ha osservato il medico.
Il conduttore ha poi mostrato a Burioni le foto del 7 e 8 marzo, quando molti italiani andavano a sciare o affollavano le strade delle città:
«Queste foto sono il paradiso del virus – ha commentato Burioni – perché si trasmette in via interpersonale e quindi ha bisogno dei nostri comportamenti per diffondersi. Oggi però possiamo dire che abbiamo un primo segno, i sacrifici non saranno vani».
Che tempo che fa, Burioni: «Da medico non mi stupirei se nel nostro paese i contagiati fossero cinque volte di quelli ufficiali»
«Da medico non mi stupirei se nel nostro paese i contagiati fossero cinque volte di quelli ufficiali», ha detto Burioni a “Che tempo che fa”.
«Non dobbiamo guardare con particolare attenzione al numero dei contagi, perché è molto sottostimato. È difficile fare una stima precisa. Allo stesso modo, da medico, seguo una ventina di persone che hanno certamente il coronavirus, ma a nessuno è stato fatto il tampone. In questo momento non è necessario fare il tampone a tutti, dobbiamo comportarci come se ognuno di noi fosse infettivo».
E ancora: «Il problema è che si è infettivi due giorni prima del sintomo questi pazienti a casa che non hanno gravi sintomi, hanno diagnosi clinica ma senza test, devono uscire ma prima di uscire devono essere certi che non hanno il virus».