Cosa è la demenza: ecco quali sono gli individui più a rischio

Perdita di memoria, difficoltà a parlare. Quando la demenza arriva i sintomi sono diversi, a volte non sono evidenti e spesso le cause sono sconosciute.
“In Italia sono più di un milione le persone che soffrono di demenza”, fa sapere in un’intervista a Fortesano.it il dottor Paolo Milia, direttore dell’Area Neurologica e Neuro-Riabilitativa all’Istituto Prosperius Tirberino di Umbertide a Firenze.
“Si identificano circa 100 tipi di malattie che genericamente vengono definite ‘demenza'”, dice l’esperto.
La buona notizia è che secondo un recente studio leggere e scrivere farebbero bene alla salute del cervello e allontanerebbero il rischio di ammalarsi di demenza.
È quanto emerso dalla ricerca condotta da Jennifer Manly, della Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons a New York pubblicato sulla rivista Neurology.
I risultati dello studio hanno dimostrato che gli analfabeti hanno un rischio di demenza quasi triplo rispetto agli altri.
Dottor Milia ci spiega cosa è la demenza?
“La demenza è una patologia neurodegenerativa del cervello che si caratterizza per la perdita progressiva di funzioni intellettive quali memoria, linguaggio, orientamento, attenzione fino a pregiudicare l’autonomia del paziente.
Il M. di Alzheimer è sicuramente la forma più nota e riguarda circa il 50% dei soggetti colpiti da demenza, ma nella letteratura scientifica si identificano circa 100 tipi di malattie che genericamente vengono definiti ‘demenza'”.
Da cosa è causata la demenza?
“Le malattie che causano la demenza sono numerose e diverse.
Nella maggior parte dei casi non si conoscono.
Tra le forme più comuni di demenza c’è il morbo di Alzheimer, che rappresenta circa i 2/3 dei casi.
Esso causa il graduale declino delle facoltà cognitive ed è caratterizzato da due anomalie cerebrali, le placche amiloidi e i grovigli neurofibrillari.
Le placche sono accumuli anomali di una proteina chiamata beta-amiloide. I grovigli sono fasci di filamenti attorcigliati composti da una proteina chiamata tau. Le placche e i grovigli interrompono la comunicazione tra le cellule nervose e ne causano la morte.
La demenza vascolare è un deficit cognitivo causato da lesioni ai vasi sanguigni del cervello.
La demenza vascolare viene diagnosticata quando si presentano segni di malattia vascolare nel cervello e di un deficit cognitivo che interferisce negativamente sulla vita quotidiana
La demenza da corpi di Lewy è caratterizzata dalla presenza degli omonimi corpi nel cervello.
Questi ultimi sono accumuli anomali della proteina alfa-sinucleina che si sviluppano all’interno delle cellule nervose.
Le anomalie di questo tipo si manifestano in aree specifiche del cervello e causano modifiche del movimento, del pensiero e del comportamento.
La demenza frontotemporale comporta il danno progressivo ai lobi frontali e/o temporali del cervello.
I sintomi iniziano spesso verso i 50-60 anni, a volte anche prima.
Le forme principali di demenza frontotemporale sono due: frontale, quando comporta sintomi comportamentali e mutamenti della personalità, e temporale, quando provoca il deterioramento del linguaggio.
Tuttavia, le due forme spesso si sovrappongono poiché i lobi frontali del cervello controllano le facoltà del giudizio e del comportamento sociale, chi soffre di demenza frontotemporale manifesta spesso problemi nel mantenimento di un comportamento sociale appropriato”.
Quali sono gli individui più esposti al rischio di contrarre la malattia?
“In Italia, più di un milione di persone soffrono di demenza.
In tutto il mondo, invece, sono più di 44 milioni gli individui colpiti. Questa circostanza rende la malattia una crisi sanitaria globale che deve essere affrontata.
L’età avanzata rappresenta il maggior fattore di rischio. La diagnosi demenza di solito infatti va oltre i 65 anni. Ma questo non significa che invecchiare vuol dire ammalarsi.
La familiarità rappresenta un altro fattore di rischio, la genetica con l’identificazione del gene Apoe-a4 sembrerebbe maggiormente identificato con l’Alzheimer in un quarto dei casi”.
Cosa si può fare dal punto di vista della prevenzione?
“Parlare di prevenzione nella demenza è veramente difficile perché abbiamo visto che ci sono fattori non modificabili come età e familiarità.
Ma come abbiamo detto precedentemente nel termine demenza entrano disturbi neuro cognitivi eterogenei. Per cui la degenerazione così come i fattori di rischio sono differenti e soprattutto ci sono pazienti con lesioni degenerative ma senza sintomi, come è stato evidenziato da alcuni articoli.
Un messaggio importante è quello di costruire sin dall’infanzia un percorso culturale e uno dedito all’attività fisica per creare la ‘resilienza’ del cervello”.
Come si come si cura la demenza?
“La scelta del farmaco dipende dalla tipologia di demenza da cui è affetto il paziente.
In generale i farmaci considerati di elezione sono gli inibitori dell’acetilcolinesterasi. Si tratta di medicinali che aumentano il segnale all’interno della cellula nervosa inibendo l’azione di alcuni enzimi sull’acetilcolina, potente neurotrasmettitore, (donepezil, galantamina, rivastigmina) e di glutammatergici (memantina) che bloccano l’azione di elevati livelli di glutammato che danneggerebbe i neuroni.
Per i disturbi emotivo-comportamentali associati le classi di farmaci attualmente impiegate sono quelle degli antidepressivi, degli antipsicotici atipici di seconda generazione e degli stabilizzatori dell’umore.
Le terapie non farmacologiche e l’integrazione nella vita quotidiana di attività di vario tipo sono una parte essenziale del trattamento della demenza. In questo modo la persona impara a conservare più a lungo capacità comuni, come quelle di socializzazione, nelle attività di tutti i giorni”.