Parkinson, sintomi, cause e rimedi. Come riconoscere la malattia: «Il tremore non c’è sempre»

“Tutti pensano che il tremore sia il sintomo prevalente del Parkinson, invece questo è presente soltanto nel 60 per cento circa delle sindromi Parkinsoniane”.
Lo fa sapere in un’intervista a Fortesano.it Nicola Modugno, eccellenza italiana nel campo della medicina, direttore del Centro Parkinson Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia.
Il dottore fa sapere che è possibile riconoscere il Parkinson anche prima della sua comparsa.
Ci sono alcuni segnali comuni che anticipano la malattia. “Ci sono dei sintomi di natura non motoria in una fase chiamata prodromica, che si manifestano all’esordio”, spiega.
Di recente è stata diffusa la notizia della scoperta di una nuova tecnica mininvasiva basata sugli ultrasuoni che potrebbe alleviare i tremori del Parkinson. Ma il dottor Modugno mette in guardia: “Si tratta però di una terapia ancora sotto studio e sotto investigazione, quindi non lo si può definire un trattamento suggeribile per il Parkinson”.
Dottor Modugno ci può spiegare cosa è il Parkinson?
“Il Parkinson è una malattia neurologica di natura neurodegenerativa che nasce per la degenerazione di alcune zone cerebrali.
È una patologia caratterizzata da un disturbo di natura ipocinetica rigida in tutti i casi, quindi di rallentamento motorio e rigidità, cui si può associare il tremore.
Tutti pensano che il tremore sia il sintomo prevalente del Parkinson, invece questo è presente soltanto nel 60 per cento circa delle sindromi Parkinsoniane. Invece la lentezza e la rigidità sono presenti in tutte le sindromi.
Definire cosa è il Parkinson molto difficile perché è una malattia molto variegata e ne esistono centinaia di tipi.
È una patologia che si sviluppa e nella sua evoluzione ha una serie di sintomi non motori”.
Quali sono le cause?
“Fino a poco tempo fa venivano identificate come cause alcune cellule, che si trovano in una parte chiamata sostanza nera. Ad oggi però si è scoperto che queste cellule non sono la primaria causa dell’insorgere della malattia, anche se sono coinvolte.
La degenerazione riguarda – invece – più cellule e diverse zone cerebrali. Queste si trovano in una parte del cervello che si chiama gangli della base.
Il risultato finale di questa degenerazione è che le persone perdono il quantitativo di dopamina che è presente nel loro cervello. Si riduce notevolmente fino all’80 per cento del suo valore standard.
Quando l’80 per cento della dopamina si è persa iniziano a fuoriuscire i primi sintomi del Parkinson”.
Quali sono questi sintomi?
“Negli ultimi anni è stato scoperto che la malattia è preceduta da una fase chiamata prodromica.
Nel corso di questo stadio compaiono dei sintomi di natura non motoria: stitichezza, perdita di capacità di sentire gli odori, disturbi di natura ansioso depressiva oppure disturbi del sonno.
Questa fase prodromica in genere riguarda quasi tutti i pazienti colpiti da Parkinson. Può presentarsi con l’insieme dei sintomi sopra descritti oppure con qualcuno di essi o con uno soltanto.
Questi segnali possono essere latenti, molti individui non riescono a percepirli oppure non sanno come interpretarli.
Dopo un periodo (possono essere diversi anni) in cui ci sono questi sintomi, vengono fuori quelli motori: tremore, rigidità, lentezza che possono interessare mani, braccia, piedi, gambe ecc.
Questo è l’esordio della malattia: fase prodromica e poi esordio dei sintomi motori.
Come sopra accennato esistono diversi tipi di parkinson e anche i sintomi sono vari.
La caratteristica comune è quella di avere lentezza e rigidità.
Poi ci sono altri disturbi che si associano come tremore, alterazioni della postura, del cammino, dell’equilibrio. Nel corso dell’evoluzione della malattia si associano altri sintomi non motori: dall’aggravamento della stitichezza, a disturbi del controllo pressorio, passando per disturbi del ritmo cardiaco, fino a problematiche di natura psichica come ansia, psicosi, disturbo di controllo degli impulsi (un esempio possono essere i disturbi del gioco d’azzardo).
Possono esserci inoltre sintomi causati da effetti indesiderati dei farmaci che si assumono nel corso dell’evoluzione della malattia.
Soprattutto due classici farmaci che si utilizzano, Levodopa e la Dopamina Agonistica, possono causare effetti noti come fluttuazioni motorie o discinesie.
Riassumendoli sono degli effetti collaterali che si possono gestire se si usa bene la Levodopa dall’inizio.
In passato veniva utilizzata male quindi era diventata di difficile gestione”.
Quali sono le persone più colpite?
“In realtà non esistono persone più colpite, perché la malattia può affliggere chiunque. Ci sono delle fasce di età che sono un po’ più colpite, tra i 50 e 60 anni e tra i 70 e gli 80.
Ma la malattia può colpire anche i più giovani, naturalmente con minore incidenza”.
Come si cura?
“Le cure sono tantissime, dai farmaci all’intervento chirurgico che agiscono in maniera sintomatica. Significa che riducono il peso e il carico dei sintomi, aiutano quindi a gestire la malattia.
Attraverso queste terapie si riesce a far rallentare la malattia.
Se mettiamo a confronto i pazienti che non vengono trattati rispetto a quelli che seguono una terapia, questi ultimi hanno un’evoluzione di malattia più lenta e morbida. Gli altri invece degenerano particolarmente.
È importante sottolineare che la terapia del Parkinson deve essere associata a una modifica dello stile di vita del paziente che ne è affetto. Noi medici ci teniamo a raccomandarlo.
Lo stile di vita deve essere attivo per mantenere un’integrità cognitiva e psichica.
Quanto più gli individui vivono la vita, tanto più conservano la loro integrità.
Se i pazienti sono abituati al confronto con gli altri, riescono ad essere anche più creativi e costruttivi e a gestire le loro emozioni.
Questi sono gli aspetti più sconosciuti del Parkinson che invece sono più determinanti del peggioramento della malattia.
Inoltre è importante praticare attività fisica e motoria, oltre alla fisioterapia standard, sono da considerarsi terapeutiche”.
Cosa ne pensa della nuova cura basata sugli ultrasuoni?
“Oltre ai trattamenti sintomatici che abbiamo già descritto ce ne sono altri come per esempio il FUS.
Si tratta però di una terapia ancora sotto studio e investigazione, quindi non lo si può definire un trattamento suggeribile per il Parkinson.
Qualsiasi terapia deve essere ampiamente sperimentata prima di poterla suggerire. Deve raggiungere una linea di evidenza in base alle pubblicazioni scientifiche che ne dimostrano la reale efficacia.
È una tecnica per il momento limitata al trattamento del tremore”.