Antibiotico-resistenza, Italia Paese europeo con più vittime: ecco perché succede

L’Italia è il Paese in Europa con più vitttime a causa del fenomeno di antibiotico-resistenza.
A lanciare l’allarme è lʼIstituto Superiore di Sanità. Secondo le stime, che arrivano dai programmi di “Sorveglianza Nazionale dell’antibiotico-resistenza” e “Sorveglianza delle Cpe”, sarebbero oltre 10mila i decessi in Italia, per un totale di 33mila vittime in Ue.
“Il fenomeno si verifica perché sono sempre di più le persone che assumono antibiotici non correttamente”, spiega in un’intervista a Fortesano.it il prof. Antonio Cascio, Ordinario di Malattie Infettive e Tropicali (MED/17) al AOU Policlinico “P. Giaccone” di Palermo. “Gli antibiotici a volte sono prescritti per patologie non batteriche”.
L’antibiotico resistenza ha importanti conseguenze sulla vita delle persone.
Professor Cascio, ci può spiegare in cosa consiste il fenomeno dell’antibiotico resistenza?
“L’antibiotico resistenza è un fenomeno naturale che avviene quando una colonia batterica si trova in un ambiente in cui sono presenti antibiotici.
Molti batteri muoiono, tranne alcuni fortunati che sono nati con piccole mutazioni genetiche che li rendono resistenti agli antibiotici. Questi pochi batteri resistenti si moltiplicano e diventano, qualora persista la presenza di antibiotico nel loro ambiente, la popolazione batterica prevalente”.
Perchè si verifica questo fenomeno secondo lei?
“Si verifica perché sono sempre di più le persone che assumono antibiotici, molte volte correttamente perchè affetti da infezioni batteriche che è giusto curare con antibiotici, altre volte perché prescritti per patologie non batteriche.
L’utilizzo degli antibiotici, come sopra detto, seleziona la formazione dei ceppi resistenti. Questi possono formarsi pure a causa degli antibiotici usati in campo veterinario”.
Quali sono i rischi invece per un paziente “antibiotico-resistente”?
“Un paziente con un’infezione da germi multiresistenti avrà la necessità di assumere associazioni di antibiotici a dosaggi più alti e per un più lungo periodo di tempo.
Tali antibiotici possono avere – però – effetti collaterali e determinare per esempio insufficienza renale”.
Cosa bisogna fare dal punto di vista della prevenzione?
“La cosa che sicuramente può esser fatta è cercare di implementare le pratiche di ‘infection control’ ovvero evitare che un paziente portatore di microorganismi resistenti possa contagiarli ad altri pazienti ricoverati in ospedale.
Bisogna implementare le campagne di informazione sul corretto uso degli antibiotici e attivare negli ospedali la presenza del team di ‘antimicrobial stewardship’ guidata dall’infettivologo e composta da infettivologi, microbiologi, farmacisti, farmacologi e igienisti”.