Correggere la miopia con il laser, qual è l’età adatta per fare l’intervento?

La correzione della miopia attraverso la chirurgia laser è ormai una pratica molto e comune.
Si tratta di una tecnica che rientra nella chirurgia refrattiva, quella orientata alla correzione dei difetti oculari.
Oggi si possono correggere diversi difetti visivi, dalla miopia all’ipermetropia passando per l’astigmatismo e in alcuni casi si può migliorare anche la presbiopia.
Con gli anni le tecniche sono migliorate e si sono ridotti anche i rischi correlati all’intervento laser, anzi secondo l’oculista e chirurgo Paolo Limoli, non ce ne sono proprio. “I rischi esistono solo se non vengono rispettati i parametri”, afferma in un’intervista a Fortesano.it.
Ma come si fa a capire quando è il momento adatto per intervenire con una correzione laser? Limoli spiega quello che bisogna sapere riguardo la correzione della miopia.
Un individuo affetto da miopia non vede bene gli oggetti in lontananza, questi appaiono sfocati e non si riesce a metterli a fuoco.
Dottor Limoli, quale è l’età adatta per fare l’intervento laser per correggere la miopia?
“L’età va mediamente tra i 20 e i 50 anni. Bisogna prendere questi numeri sempre con le pinze.
Nel senso che se una persona a 19-20 anni vuole fare l’intervento la miopia deve essere stabile.
Dobbiamo fare due distinzioni:
Per gli individui più giovani la miopia deve essere stabile da almeno due anni. Questo significa che generalmente, per quello che è la mia esperienza, se si tratta di un individuo molto giovane, per esempio di 20 anni, l’intervento è possibile, purché la stabilità, cioè lo stesso valore delle diottrie sia lo stesso – quindi sia stabile – da almeno due anni.
Quindi se in due anni non ci sono state variazioni si può procedere con l’intervento, se invece ci sono stati cambiamenti è meglio aspettare.
Per i più adulti, dopo i 24 anni in genere, la miopia deve essere stabile da almeno 6 mesi. Dopo i 23-24 anni, quando lo sviluppo è già avvenuto, l’individuo è ormai adulto, non crescerà più di così.
Dopo che il paziente è diventato adulto non c’è un’età cronologica precisa, in genere si fa una valutazione, i pazienti vengono seguiti in questa età critica.
Se la miopia rimane stabile per almeno 6-7 mesi – in genere – si può fare l’intervento.
Quello che può succedere, se si interviene prima, è che se il paziente molto giovane viene operato rischia di essere ancora in fase di crescita. E, iniseme a lui ricresce anche il bulbo. Così l’individuo ritorna di nuovo leggermente miope.
In questo caso si farebbe un intervento che poi si dovrebbe ritoccare. Non avrebbe senso, sarebbe un peccato”.
Come avviene questo intervento?
“L’intervento può avvenire in due modi differenti.
Abbiamo il laser ad eccimeri, scoperto verso la fine degli anni ’80.
In questo tipo di laser il fotone di energia che raggiunge la cornea favorisce la vaporizzazione del tessuto che colpisce.
Non c’è rilascio di temperatura, non c’è un’ustione. Quindi le molecole corneali che sono interessate dal raggio di energia evaporano, le altre, invece, rimagono tali e quali.
Questa qualità di laser che non taglia e non ustiona, ma semplicemente fa evaporare, permette di modellare la cornea.
In questo caso si toglie l’epitelio, la parte superficiale della cornea, le cellule che tappezzano lo stroma, si evidenzia lo stroma, una sorta di ‘mattone’ della cornea, e si fanno evaporare quelle che non interessano. In modo da dare una nuova forma alla cornea, appiattendola in caso di miopia o incurvandola nel caso di ipermetropia.
Dopo qualche giorno dall’operazione l’epitelio corneale si riforma e il paziente riprende a usare i suoi occhi al 100 per cento nell’arco di alcuni giorni, in modo da ritornare a vedere bene. Senza dover riusare gli occhiali, perché ha le curvature che abbiamo conferito alla cornea. Sono cambiate rispetto a prima e quindi le immagini si formano sulla retina.
L’altro sistema si chiama Lasik. Si appiattisce la cornea in modo da far diventare la superficie piana, poi si fa una sezione a circa 130 150 micro dalla superficie che si può aprire con facilità quindi si apre il flap, si espone questa superficie perfetta e si fa una modellazione nella cornea intrastromale, quindi all’interno della cornea col laser a eccimeri.
Dopo di che si richiude la cornea con lo stesso flap che avevamo scostato inizialmente.
In questo caso si riesce a fare un lavoro molto interssante per 2 motivi: per la mancanza di dolore e per la rapidità di recupero.
Il paziente può avere giusto un fastidio nelle due tre ore successive all’intervento. Ma già la sera può guardare la tv e i giorni dopo può fare quello che vuole, basta mettere un po’ di collirio”.
È un lavoro che si può fare sempre?
“No, non si può fare sempre. Dobbiamo scendere in profondità, più è grave la miopia più si scende a fondo. Il rischio è che si assottiglierebbe troppo la cornea nei gravi casi di miopia.
Diciamo che per semplificare sotto le 5 diottrie possiamo fare la Lasik, mentre sopra le 5 diottrie utilizziamo la Prk che ci dà risultati molto precisi senza il rischio di assottigliare troppo la cornea.
Se si assottiglia troppo la cornea può andare incontro a degli sfiancamenti.
Si parla di cheratocono iatrogeno, complicanze legate al fatto che abbiamo ridotto troppo la cornea e quindi perde la sua funzione refrattiva”.
Quali sono i rischi dell’intervento laser?
“Praticamente rischi non ce ne sono. È una chirurgia molto tranquilla. I rischi esistono solo se non vengono rispettati i parametri.
Se per esempio un paziente ha la cornea con uno spessore molto sottile e ha 5 diottrie di miopia, se faccio l’intervento di rischio di assottigliare troppo la cornea. Quindi rischio che la cornea si sfianchi.
Non è in realtà una complicanza ma è una cattiva indicazione.
Se lo spessore della cornea è adeguato, visto che so già di quanto lo ridurrò, è difficile che possa avere una complicanza.
Semplicemente se l’occhio non si presta a un adeguato trattamento non lo si fa e basta. Non si espone il paziente a rischio.
Un’altra possibile complicanza è quando la pupilla è troppo grande.
In questo caso se il paziente le ha particolarmente grandi, di notte o incondizioni di dilatazione farmacologica – come avviene assumendo certe droghe -, si può avere un alone di sfocatura legato al fatto che la pupilla supera il diametro della zona ottica impostata e quindi non vede nitido alla stessa maniera.
Un’altra possibilità di complicanza è legata all’occhio secco.
In questo caso è meglio non trattare l’occhio con tecniche chirurgiche perché si potrebbe aumentare la sua sensibilità in assenza di umidità. Aria condizionata, vento ecc. possono diventare delle condizioni fastidiose”.