Morte improvvisa sul campo di gioco. Ecco perché succede

Morire in campo mentre si pratica lo sport che si ama. Succede, purtroppo sempre più spesso anche ai giovanissimi. Ma al contrario di quello che si possa pensare, l’infarto non è l’unica causa del malore fatale.
“Quando si tratta della morte improvvisa di un giovane non è quasi mai un infarto, di solito è altro”, lo conferma il dottor C.Roaul Aiello, specialista in Medicina dello Sport. “Spesso a causare una morte improvvisa sono delle aritmie maligne che si innescano in un cuore non sano, in un cuore patologico”.
Tra i casi più recenti in Italia, lo scorso ottobre Luca Petitti, giovane 28enne di Rimini, è morto durante un partita di calcetto con gli amici. La stessa sorte per Lorenzo Verna, 15 anni, che si è accasciato a terra mentre giocava a calcio a Chieti ad agosto.
Di solito le persone colpite da malori di questo tipo sono affette da patologie cardiache che non sempre sono individuabili. “In una minima percentuale non è possibile individuarle, per questo purtroppo capitano delle disgrazie”.
Dottor Aiello, cosa causa un malore fatale quando si fa sport?
“La morte improvvisa può essere provocata da un infarto cardiaco, ma non è la causa più frequente.
È vero che può determinare decessi inaspettati di persone adulte e anziane, però quando si tratta di un giovane non è quasi mai un infarto.
Molto spesso a causare i malori fatali sono delle aritmie maligne che si innescano in un cuore patologico.
In Italia la prima causa di morte improvvisa nei giovani, attualmente, è la Cardiomiopatia Aritmogena del Ventricolo Destro (CAVD).
Poi possono aggiungersi anche altre patologie come per esempio la Cardiomiopatia Ipertrofica, che rappresenta invece la prima causa di morte improvvisa in età prematura negli Stati Uniti.
Queste due in percentuale sono le cause principali di morte improvvisa in giovani sportivi. In più si può aggiungere anche la presenza di qualche cicatrice miocardica.
Queste cicatrici rappresentano esiti di guarigione di episodi di miocardite (processi infiammatori del muscolo cardiaco associata perlopiù a infezioni virali, batteriche o micotiche ndr.).
Il classico esempio è quello di un soggetto che ha febbre alta per una settimana che, erroneamente, si etichetta come semplice influenza. In realtà potrebbe trattarsi di un processo infettivo del cuore che dà febbre e nessun altro sintomo. L’infezione guarisce lasciando una cicatrice fibrotica all’interno delle fibre muscolari cardiache. Questa è capace di generare aritmie che possono condurre poi, in determinati casi, anche alla morte improvvisa.
Oltre a questi casi comuni ci possono essere altri fattori seppur con incidenza più bassa. Per esempio le malattie dei canali ionici, come la sindrome di Brugada (patologia genetica cardiaca con disturbi dell’attività elettrica del cuore in assenza di difetti evidenti del miocardio ndr.)”.
Come si individuano le problematiche di questo tipo?
“Un cuore patologico può essere individuato con le classiche visite medico sportive in una buona percentuale di casi.
Nella gran parte dei pazienti esaminati, se c’è qualche anomalia viene fuori con la visita e con l’elettrocardiogramma, a riposo o sotto sforzo.
L’eventuale riscontro di aritmie, oltre che con l’elettrocardiogramma, vanno indagate con esami di secondo e terzo livello. Per esempio, tra i controlli di II livello c’è l’ecografia al cuore che mostra eventuali alterazioni patologiche.
Si può anche procedere ad ulteriori approfondimenti attraverso la risonanza magnetica cardiaca che, per nostra fortuna, riesce ad essere più sensibile e a vedere tutte le minime alterazioni cardiologiche che spesso l’ecografia invece non riesce a individuare. Per questo è sempre più richiesta e rappresenta un riferimento importantissimo nella diagnostica cardiologica”.
Quando si presentano queste alterazioni come bisogna comportarsi?
“Qualora ci siano dei sintomi come tachicardia, palpitazioni, stanchezza eccessiva, affanno, sincope, dolore toracico anomalo si dovrebbe sospendere l’attività fisica e rivolgersi a uno specialista, medico sportivo o cardiologo”.
Per garantire una buona prevenzione, ogni quanto si devono fare i controlli?
“In generale è sufficiente la visita medica a cadenza annuale. Anche perché, fortunatamente, si riesce a inquadrare il cuore sia tramite un controllo elettrocardiografico sia a riposo che sotto sforzo, in teoria così si ha un’ampia visione della funzione cardiaca.
Ci sono però dei casi in cui se ne deve integrare dei controlli supplementari: qualora ci siano dei sintomi insorti durante l’anno è bene verificare il proprio stato di salute”.
Gli sportivi sono sottoposti a controlli preventivi, allora perché ci sono morti improvvise?
“Purtroppo in una minima percentuale di casi non è possibile individuare precocemente alcune patologie cardiologiche che poi si rivelano fatali. Sono delle eccezioni, circostanze rare che si trasformano in delle disgrazie. Per ogni eccezione come questa però quotidianamente ci sono migliaia di casi in cui si interviene salvando delle vite, questo però non fa notizia”.