Scoperto nuovo ceppo HIV. L’esperto: «Potrebbero esserci molti più casi non ancora riconosciuti»

Per la prima volta dopo 19 anni è stato trovato un nuovo ceppo del virus HIV.
Lo hanno scoperto i ricercatori della multinazionale farmaceutica Abbott. Si tratta di un nuovo sottotipo, chiamato Hiv-1 gruppo M sottotipo L, molto raro. Sarebbe stato contratto – infatti – soltanto da 3 individui in tutto il mondo.
La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes (JAIDS).
La cosa preoccupante potrebbe essere che i casi siano molti di più. “Il test diagnostico potrebbe non riconoscere il nuovo virus”, afferma in un’intervista a Fortesano.it il dottor Carlo Federico Perno, direttore del laboratorio analisi chimiche e microbiologia dell’Ospedale Niguarda di Milano.
Dottore, cosa significa che è stato trovato un nuovo ceppo?
“Il virus HIV di tipo 1, quello più diffuso al mondo e che ha generato l’epidemia di Aids, si divide in vari gruppi: M, N, O, P.
L’HIV che viene dalle scimmie, quindi a seconda dalla scimmia da cui deriva si distinguono i diversi gruppi del virus.
Finora avevamo soltanto questi gruppi M, N, O, P. La stragrande maggioranza del virus appartiene al gruppo M.
Con i nuovi studi si è scoperto che c’è un ulteriore ceppo, al di fuori di questi M, N, O, P. Si tratta di un ceppo totalmente diverso”.
Bisogna preoccuparsi?
“Occorre stabilire quanto è presente questo virus in circolazione. Se ce ne sono solo due in tutto il mondo è poco rilevante. Se invece ce ne sono milioni, è ovvio che la rilevanza sia notevole.
Dico questo perché i sistemi diagnostici che oggi abbiamo in circolazione in Italia e nel resto del mondo, che fanno le diagnosi di HIV, riconoscono soltanto i virus HIV 1 e 2, e i sottogruppi N, M, O, P.
Il problema è che non sappiamo ancora se il nuovo ceppo sia riconosciuto o meno dai nuovi test diagnostici.
La conseguenza potrebbe essere che in questo caso per chi è positivo, chi ha contratto il nuovo ceppo L, il risultato del test diagnostico risulterebbe negativo. Perchè il sistema non riconoscerebbe il virus.
Parliamo di un test estremo e la probabilità che questo accada è molto bassa.
Probabilmente il nuovo ceppo circola pochissimo ed è presente in poche persone. Però bisogna rifletterci sopra”.
La cura per questo nuovo ceppo è la stessa dell’HIV tradizionale?
“Non lo sappiamo ancora. Ma dal momento che le terapie oggi sono le stesse per tutti i virus HIV 1, N, M, O, P, è ragionevole pensare che, visto che si tratta di un virus HIV 1, in termini di terapie non cambi nulla.
I ricercatori lo hanno classificato chiamandolo gruppo L. Questo si aggiunge agli altri rami N, M, O, P dello stesso tronco HIV 1. Ora c’è anche il gruppo L.
Per cui le probabilità che le terapie non siano efficaci, per questo nuovo virus, sono bassissime.
Mentre invece è tutto da dimostrare che questo virus sia ‘visto’, riconosciuto o meno, dai sistemi diagnostici classici”.