«Lo sport fa male». Quando la performance è più importante della salute

“Lo sport fa male”. Lo afferma Francesco Menconi, Health Trainer e operatore in metodologie antiaging e antistress, in un’intervista a Fortesano.it.
Potrebbe sembrare un’affermazione campata per aria, ma Menconi non lo dice tanto per dire, le sue tesi sono fondate. “Lo sport è diventato negli anni solo finalizzato alla performance e non si dà reale importanza alla volontà della ricerca psicofisica di salute dell’atleta”, spiega.
I suoi esempi fanno riflettere e aiutano a capire perchè lo sport sta diventando “pericoloso” per il nostro corpo.
“Se sono un giocatore di tennis e gioco solo col braccio destro non è difficile capire che dopo due anni il mio corpo avrà delle torsioni”. Significa che facendo sempre gli stessi esercizi, ripetuti nel tempo, si creano degli squilibri al corpo sottoposto a sforzi eccessivi.
“Oppure basta pensare all’atleta della Nazionale di Ginnastica americana, Simone Biles 22enne, pronta a ritirarsi a causa dei dolori eccessivi”, spiega l’Health Trainer.
Chi è Francesco Menconi?
“Nasco come sportivo, da giovanissimo inizio a praticare Judo. Crescendo sono passato dal ciclismo alla kick boxing, a livello agonistico.
Il che mi ha fatto capire che nella mia passione, nel mio studio e nella ricerca del corpo, lo sport era qualcosa che faceva assolutamente male.
Per questo ho iniziato a cercare di capire cosa dovevo fare per star bene nel mio corpo e con il mio corpo.
Quindi ho iniziato i miei primi studi all’interno delle federazioni e della Scuola dello Sport del Coni. Da lì è stato un crescendo fino ad arrivare alla Open Academy of Medicine e al Master in Metodologie Antiaging e Antistress presso la Sapienza di Roma”.
Perchè dice che lo sport fa male?
“Dietro questa affermazione si cela una provocazione, è un modo per far riflettere le persone.
Lo sport fa male nel senso che è diventato negli anni, spesso, solo finalizzato alla performance e non dà un occhio reale alla volontà della ricerca psicofisica di salute dell’atleta.
La performance però ha bisogno di essere studiata e valutata affinché sia compatibile con la salute dell’atleta.
Finora la vecchia guardia ha sempre lavorato su protocolli di allenamento, periodicizzazioni, senza tener conto dell’importanza del sistema nervoso in tutto questo”.
Quindi lo sport fa male alla salute?
“Diciamo che lo sport fa male se lo finalizziamo al più possibile alla performance, come viene spesso fatto per gli atleti professionisti, (ho la fortuna di seguirne alcuni anche di fama internazionale).
Questo avviene anche perché non c’è mai tempo di fare attività fuori da quella tecnica specifica. Non c’è mai tempo per riposarsi o per ottimizzare il post workout: gli esercizi di rebalance, core stability, di allungamento e di respirazione.
Quindi cosa succede, siccome la vita media dello sportivo è ‘breve’, viene sfruttata al massimo anche con programmi di allenamento eccessivamente forzati.
Questo porta gli atleti a vivere con dolori costanti, a mollare presto perché vanno incontro a infortuni o problematiche.
Ne è un esempio un nostro nuotatore che si è ritirato per dolori cronici alle spalle, l’atleta della nazionale di ginnastica americana che ha detto: ‘Saranno le mie ultime olimpiadi poi mi ritiro perché non ce la faccio più dai dolori’.
Abbiamo talmente elevato la performance che il corpo si trova costretto a fare sempre i soliti esercizi e ovviamente non può riflettere all’infinito le stesse cose. Il corpo non può fare solo una cosa ma ne deve fare tante.
Non deve essere sottoposto a sforzi eccessivi e ripetuti.
Faccio un esempio banale, il problema non è stare seduti, ma è stare otto-dieci ore seduti su una sedia senza mai alzarsi. Oppure il problema non è stare in piedi, ma se passo otto ore alla cassa di un negozio o al supermercato sempre in piedi.
Il corpo ha bisogno di stimolare tutte le sue funzioni, quella di stare in massima scosciata, di rotolare, di stare in piedi, di correre, di saltare.
Se noi ne facciamo invece solo una, dopo un po’, anche se questo movimento può essere funzionale per un breve periodo, diventa disfunzionale perché inizia a creare degli squilibri.
Se sono un giocatore di tennis e gioco solo col braccio destro non è difficile capire che dopo due anni il mio corpo avrà delle torsioni e degli scompensi muscolari che gli impediranno di essere sano”.
I bambini devono fare sport?
“Anche per i bambini i problemi sono diversi. In Italia c’è un po’ questa moda che devono fare sport.
In realtà da piccoli si devono semplicemente muovere non devono fare sport.
Non lo dico io ma ci sono delle linee guida internazionali. Lo sport specialistico deve iniziare dopo i 10-15 anni, dopo che il sistema motorio del bambino ha già appreso tutti i movimenti di base. Questo però deve essere fatto giocando e non concentrandosi su un solo sport che poi diventa quello della vita.
Prima si insegna al bambino come muoversi e gli si permette di farlo, poi dopo lo si rende specializzato. E, anche quando è specializzato bisogna rispettare il corpo.
Quando ricerchiamo la performance il rispetto per il corpo deve essere alla base. Se mettiamo la testa al centro e pensiamo che possa dominare sul corpo siamo destinati al dolore e alla malattia”.