Caduta dei capelli. Tra le cause varie patologie: ecco a chi rivolgersi

La perdita dei capelli colpisce molti uomini e anche tante donne, in particolare dopo la menopausa. I fattori che determinano la caduta di peli e capelli sono diversi. “Alla base possono esserci delle patologie ormonali, altre autoimmuni, altre ancora infettive, traumatiche ecc”. Lo afferma Paolo Gigli, socio fondatore della Società Italiana di Tricologia (SITRI), la più grande Associazione Europea di Tricologia, in un’intervista a Fortesano.it.
La tricologia è la branca della medicina che studia l’anatomia, la fisiologia e la patologia dei capelli e dei peli. “Si osserva tutto quello che ruota intorno al follicolo pilifero, la struttura che contiene il capello”, spiega Gigli.
Studi di questo tipo possono essere utilizzati nel campo della medicina legale, in quanto dalla rilevazione delle caratteristiche dei capelli è possibile ricavare informazioni quali l’età e il peso del loro possessore.
A chi si deve rivolgere una persona che perde i capelli?
“La figura canonica che gestisce queste situazioni è il dermatologo. I capelli sono degli annesi cutanei, quindi come tipologia di organo e di struttura fanno parte della dermatologia.
Nel corso degli anni si sono sviluppate gradualmente delle figure mediche, laureate in medicina, che hanno fatto dei percorsi di approfondimento universitario sotto forma di master per specializzarsi in tricologia. Queste formazioni permettono di acquisire una cultura tricologica.
Con la nostra società la SITRI, Società Italiana di Tricologia, organizziamo master universitari di scienze tricologiche. Attraverso lo svolgimento di questi percorsi di studio si acquisiscono competenze specifiche del settore. Ci sono dei medici che pur non essendo dermatologi hanno una competenza tricologica acquisita attraverso questo tipo di studi”.
Quali sono i fattori che influenzano la perdita dei capelli?
“Le perdite dei capelli sono di vario tipo. Ci sono alcune patologie che hanno base ormonale, altre autoimmuni, altre ancora infettive, traumatiche ecc.
Le più comuni, oggetto delle nostre osservazioni quotidiane, sono le classiche calvizie androgenetiche.
Le alopecie androgenetiche come dice il nome stesso sono determinate da una particolare sensibilità agli ormoni androgeni e dalla genetica. Questa sensibilità viene trasmessa ereditariamente. L’ormone che causa caduta dei capelli si chiama diidrotestosterone DHT.
Le problematiche di questo tipo sono diffuse soprattutto tra gli uomini ma possono colpire anche le donne, in particolare nel periodo della menopausa, durante il post gravidanza o in situazioni di diete alimentari molto drastiche.
L’alopecia areata fa parte – invece – delle patologie su base autoimmune. È quella in cui si formano delle chiazze rotondeggianti completamente prive di capelli che possono comparire in tempi brevissimi – anche dalla sera alla mattina -.
Questo tipo di patologia colpisce le persone che presentano un’elevata esposizione verso altre patologie autoimuni a carico dell’organismo.
Tra le alopecie a base infettiva ci sono le folicoliti decalvanti, come la Pseudoarea di Brocq. Si tratta di infezioni che si verificano a carico del follicolo. Le conseguenze più drastiche dovute a questa patologia sono delle perdite dei capelli permanenti. Si formano infatti delle cicatrici sulle quali i capelli non cresceranno mai più”.
Calvizia androgenetica. A quale età si presenta su un uomo?
“Nel maschio ci sono due picchi di incidenza, uno tra i 18 e 25 anni. L’altro tra i 30 e 40. Le forme più gravi possono iniziare anche a 16 anni. Prima compaiono più aggressive sono. Quelle che si verificano più tardivamente invece sono più lente e hanno un’evoluzione meno aggressiva”.
Quali sono i rimedi contro la calvizia androgenetica?
“I rimedi possono essere di tipo medico o chirurgico. Dal punto di vista medico ci sono farmaci che contrastano le azioni degli ormoni a cui il follicolo pellifero è abnormemente sensibile.
In questo caso si tratta di antiandrogeni che vengono somministrati per uso topico e sono inseriti in lozioni.
Poi ci sono attivatori della fase di crescita del capello. Quello più conosciuto è il minoxidil che si mette nelle lozioni topiche dove si inseriscono anche gli antiandrogeni.
Poi si usano anche degli anti infiammatori, perché anche la componente infiammatoria è importante; sotto forma di corticosteroidi, quello più usato è l’idrocortisone butirrato.
Per via orale si possono usare degli antiandrogeni sotto forma o di integratori naturali come la serenoa repens e l‘ajuga reptans. Sono delle piante che hanno un’azione anti diidrotestosterone, ormone che causa caduta dei capelli.
Oppure ci sono farmaci veri e propri, il più conosciuto è la finasteride che ha un’azione pari a quella degli intergratori ma molto più potente come efficacia.
Questa è la base della terapia per la calvizia maschile genetica.
È importante effettuare delle analisi del sangue, per verificare se ci sono carenze di elementi. Per esempio ferro, rame zinco, vitamina B12, acido folico, vitamina D. Questi paramentri vanno controllati e le carenze di questi elementi vengono colmate con integrazioni mirate.
E il trapianto?
“Il rimedio più incisivo è la chirurgia. È meglio ricorrere al trapianto quando la calvizia è stabilizzata e ben definita. L’intervento chirurgico richiede che ci sia una stabilità della calvizia, altrimenti si rischia di trovarsi dopo qualche anno a doverne farne uno nuovo.
Prima di procedere con il trapianto è meglio quindi fare un trattamento medico, un percorso che stabilizzi la situazione”.