Dieta vegana, secondo uno studio effetti benefici se dura solo 4 mesi. Avoledo: «Non dimostra granché»

“La dieta vegana ha effetti benefici sulla salute solo se seguita per massimo 4 mesi”. È quanto emerge da uno studio recente che dimostra alcuni vantaggi temporanei del regime alimentare vegano, come calo di peso e livello ottimale di glicemia.
I risultati dell’analisi, coordinata da Hana Kahleova del Physicians Committee for Responsible Medicine di Washington DC, sono stati presentati a Barcellona, nel corso del Congresso annuale dell’Associazione europea per lo studio del diabete.
Al termine dell’indagine sarebbe stato constatato anche un calo della massa grassa (in media -3,9 kg) sui soggetti che hanno seguito una dieta vegana temporanea.
“Che una dieta – una qualunque dieta – abbia benefici in merito a specifici aspetti (miglioramento glicemia, pressione arteriosa o quant’altro) è una bella notizia, ma è tutt’altro che inusuale e non dimostra granché”. Commenta così Luca Avoledo, biologo nutrizionista e autore del libro “No Vegan – La verità scientifica oltre le mode” (Sperling & Kupfer).
Sono diversi gli studi che analizzano gli effetti della dieta vegana. Gli stessi autori dell’indagine presentata a Barcellona affermano l’esigenza di ulteriori approfondimenti per capire quale sia l’effetto reale della dieta vegana rispetto a quelli indotti dalla semplice restrizione delle calorie.
Ha le idee molto chiare invece, Luca Avoledo, sulla mancanza di alcune proprietà importanti nella dieta vegana. “Una dieta è sana se promuove la salute in senso globale, a 360 gradi, e sul lungo periodo, non semplicemente per quel che riguarda singoli aspetti, nel breve termine. Questo si è verificato che accade non per la dieta vegana, bensì per la dieta mediterranea, che infatti, per tale ragione, è celebrata e caldeggiata da tutto il mondo scientifico. È significativo che questo sia uno studio durato solo 16 settimane… La domanda che ci si pone è: e poi che accade?”
Avoledo fa sapere inoltre che lo studio presentato a Barcellona è stato condotto dal Physicians Committee for Responsible Medicine (PCRM) che sarebbe “un’associazione statunitense di medici animalisti, con rapporti con l’ALF, l’Animal Liberation Front, più volte condannato per reati di ecoterrorismo, e molto criticata da esponenti del mondo medico-scientifico americano in diverse occasioni”.
Ecco il commento integrale di Luca Avoledo:
“Che una dieta – una qualunque dieta – abbia benefici in merito a specifici aspetti (miglioramento glicemia, pressione arteriosa o quant’altro) è una bella notizia, ma è tutt’altro che inusuale e non dimostra granché.
Per capirci, anche se mangio solo sedano trarrò vantaggi sulla riduzione del peso corporeo, ma poi dovrò vedere se la dieta del gambo di sedano non mi procura danni ad altri livelli. Una dieta è sana se promuove la salute in senso globale, a 360 gradi, e sul lungo periodo, non semplicemente per quel che riguarda singoli aspetti, nel breve termine. Questo si è verificato che accade non per la dieta vegana, bensì per la dieta mediterranea, che infatti, per tale ragione, è celebrata e caldeggiata da tutto il mondo scientifico. E’ significativo che questo sia uno studio durato solo 16 settimane… La domanda che ci si pone è: e poi che accade?
Come spesso succede in questo tipo di ricerche, inoltre, è facile prendere lucciole per lanterne: gli stessi autori dello studio affermano di non sapere fino in fondo quali sono i meriti da imputare alla dieta vegana in sé, quindi all’eliminazione degli alimenti animali, e quali invece alla semplice riduzione delle calorie che questa ha implicato.
Ma l’aspetto forse più importante è che questo genere di studi appare troppo frequentemente viziato da un errore di fondo: tipicamente si mettono a confronto persone che seguono una dieta vegana perfettamente curata, bilanciata e magari pure impostata dal nutrizionista con persone che seguono un’alimentazione “onnivora” fatta come capita. In questa ricerca, dei 147 partecipanti, a 73 è stata fatta seguire una dieta vegana a basso contenuto di grassi e ai rimanenti 74 non è stato introdotto alcun cambiamento nella loro dieta. Come mangiavano questi ultimi? E’ chiaro che se vivevano ad hamburger, patatine fritte e cola, come fa l’americano medio, persino la dieta vegana risulta preferibile.
Quando invece, come accaduto in precedenti ricerche, si confronta il vegano o il vegetariano con l’onnivoro che si nutre in modo equilibrato, questi vantaggi a favore delle diete vegetali letteralmente scompaiono. La giustamente celebrata dieta mediterranea, ad esempio, regala gli stessi benefici per la salute – e molti di più -, senza nel contempo fare incorrere nei rischi di un regime alimentare limitativo come è quello vegano.
D’altronde, questo è ciò che può accadere quando le ricerche sono potenzialmente influenzate da pregiudizi ideologici. Questo studio è stato condotto dal Physicians Committee for Responsible Medicine (PCRM): forse i lettori non sanno che si tratta di un’associazione statunitense di medici animalisti, con rapporti con l’ALF, l’Animal Liberation Front, più volte condannato per reati di ecoterrorismo, e molto criticata da esponenti del mondo medico-scientifico americano in diverse occasioni”.
Luca Avoledo, biologo nutrizionista a Milano, autore del libro “No Vegan – La verità scientifica oltre le mode” (Sperling & Kupfer).