Disfagia, quando deglutire diventa un problema

Hai difficoltà a deglutire qualsiasi tipo di alimento e ti fa male la gola? Potresti essere affetto da disfagia. In Italia, secondo le stime, sarebbero circa 6 milioni le persone, in gran parte anziane, affette da questo problema. Dalla malnutrizione all’indebolimento fisico, fino a problemi respiratori e psicologici: i rischi a cui si va incontro non sono da sottovalutare.
Cosa è la disfagia? Il dottor Antonio Iannetti, gastroenterologo endoscopista, proctologo specialista in malattie del fegato e medicina interna, definisce disfagia la difficoltà a deglutire cibi solidi e/o liquidi. Iannetti spiega inoltre che esistono diversi tipi di disfagia:
– disfagia organica (o meccanica), causata da lesioni ostruttive come tumori, poste tra la bocca e lo stomaco. “La disfagìa organica può essere causata da malformazioni congenite, infiammazioni acute o croniche, tumori, compressioni esterne e diverticoli esofagei”.
– Disfagia funzionale (o neuromuscolare) si manifesta in presenza di acalasia, spasmo esofageo diffuso, distrofie muscolari progressive, paralisi muscolari faringo-esofagee, sclerodermia o neuropatia diabetica. L’esperto spiega che la disfagia di questo tipo è dovuta al malfunzionamento della muscolatura faringo-esofagea, come per esempio l’acalasia, una rara malattia dell’esofago.
– La disfagia lusoria, o di Bayford-Autenrieth, una forma di disfagia dovuta alla compressione dell’esofago secondaria a una vascolarizzazione aberrante.
– Disfagia aortica quando l’aorta, o uno dei suoi rami, per un’anomalia di sviluppo, comprime l’esofago. “L’anomalia vascolare è di solito un’arteria succlavia destra aberrante che nasce dal lato sinistro dell’arco aortico, o da un doppio arco aortico o da un arco aortico destro con un legamento arterioso sinistro. La disfagia si può sviluppare durante l’infanzia o successivamente, come risultato di alterazioni arteriosclerotiche del vaso anomalo”.
– La disfagia sideropenica è quella associata a carenza di ferro, colpisce prevalentemente le donne in età adulta, manifestandosi con disturbi della deglutizione associati ad atrofia della mucosa orofaringea, con alto rischio di sviluppo di tumori alla faringe e all’esofago.
– La disfagia può anche essere dolorosa (odinofagia).
Come bisogna comportarsi? “Quando si ha il sospetto di essere affetti da disfagia è necessario eseguire la gastroscopia, per avere una corretta diagnosi”, fa sapere il dottor Iannetti. “La radiografia Rx esofagogramma può segnalare un restringimento e/o una dilatazione a monte”.
Nei casi di disfagia motoria “occorre sottoporsi a una manometria esofagea”, una procedura che consiste nell’introduzione di una piccola sonda flessibile attraverso la narice e la gola e che arriva fino allo stomaco.
Rimedi. Per la disfagia organica si interviene con una terapia chirurgica “quando sia possibile, nel caso di diverticoli e tumori”, afferma il dottore. “Nelle forme funzionali si ottiene qualche risultato con i calcioantagonisti, mentre nella disfagia lusoria si ricorre alla chirurgia. La maggior parte dei pazienti affetti da disfagia lusoria non richiede alcun trattamento, ma a volte viene effettuata la riparazione chirurgica. Nella disfagia sideropenica alla somministrazione di ferro”.
“La terapia della Acalasia, nelle forme meno severe, è medica con farmaci che rilascino lo sfintere esofageo inferiore. I migliori risultati si ottengono con i calcio antagonisti.
Successivamente la terapia è Endoscopica, con dilatazione pneumatica. Un palloncino di plastica gonfiabile, che arriva in esofago tramite l’endoscopio, lacera la muscolatura esofagea.
La terapia chirurgica è la miotomia secondo Heller, in cui viene sezionata la muscolatura liscia intorno al cardias. L’intervento è laparoscopico e si associa la fundoplicatio per ridurre il reflusso. I risultati sono buoni sia con la dilatazione endoscopica che con la miotonia e il paziente, nell’85% dei casi, sta bene per 5-10 anni.
Terapia alternativa è la tossina botulinica, che riduce la pressione sfinteriale. Essa si inocula pungendo l’area iuxtacardiale ed iniettando il veleno attraverso un ago che passa nel canale dell’endoscopio. Il problema è che l’effetto è limitato nel tempo.
La Acalasia, come anche l’Esofago di Barrett, costituisce una lesione precancerosa. Occorre un follow up al fine di prevenire il cancro esofageo”.
Le nuove cure – Il dottore fa sapere che da due anni esiste una nuova procedura endoscopica in alternativa alla chirurgia e alla dilatazione pneumatica. Si tratta della P.O.E.M. (Per-Oral Endoscopic Myotomy), ideata in Giappone. “Inserendo strumenti particolari, tipo bisturi, nel canale operativo dell’endoscopio, questi tagliano la mucosa esofagea creando un tunnel sottomucoso, fino a raggiungere i fasci muscolari interni del cardias e li sezionano. Al termine della procedura con alcune clips metalliche, posizionate sempre per via endoscopica, si richiude il tunnel sottomucoso creato. Il tempo di ricovero è breve e si riprende a mangiare entro una settimana”, spiega Iannetti. “Non è previsto di associare un intervento anti-reflusso, perchè la P.O.E.M. non altera la normale anatomia dello iato diaframmatico, né vengono sezionati fasci muscolari longitudinali esterni del cardias, come avviene invece nell’intervento chirurgico di Hellen”.