Una vita troppo sedentaria causa ictus, infarto e diabete. Ecco come prevenirli

Una vita troppo sedentaria comporta diversi problemi per la salute. Di recente uno studio, condotto dagli esperti dell’Università di Trondheim in Norvegia, presentato durante il congresso della European Society of Cardiology, ha dimostrato che chi conduce una vita sedentaria per vent’anni ha un rischio di morte prematura doppio rispetto a chi è fisicamente attivo.
Anche un gruppo di ricercatori di Cleveland ha condotto un’indagine simile, pubblicata sul Jama Network Open, che dimostra come uno stile di vita sedentario sia più dannoso per la salute rispetto a patologie come diabete, ipertensione e tabagismo. “La sedentarietà è paragonabile a una malattia e va curata con un regolare esercizio fisico”, lo afferma Wael Jaber, cardiologo alla Cleveland Clinic che ha partecipato allo studio.
A volte però, rinunciare alla vita sedentaria è impossibile, è il caso degli impiegati d’ufficio e di tutte le persone che lavorano sedute per ore davanti al computer.
Ma esiste un modo per scongiurare i rischi per la salute? Secondo Alessandro Stranieri, personal trainer esperto di fitness e salute, basterebbe “spezzare” l’inattività quotidiana. Lo dimostrano vari studi. Stranieri ha riportato i punti principali della problematica scrivendo un articolo sul suo sito web www.stranieri-fitnesstrainer.it.
I rischi di una vita troppo sedentaria – Stranieri spiega che “una persona che conduce uno stile di vita troppo sedentario potrebbe rischiare di contrarre patologie come infarto, ictus, ipertensione e tumori. La condizione d’immobilità influenza negativamente il nostro stato di salute, sfavorendo anche la concentrazione lavorativa e il rendimento professionale”. Ma non finisce qui: “Le ricerche scientifiche mostrano che, quando una persona resta seduta per 6 ore consecutive, la funzione vascolare e quella circolatoria risultano fortemente compromesse. Le arterie principali delle gambe mostrano una diminuzione del 50% della funzionalità e del flusso sanguigno già dopo un’ora in posizione seduta. Stando fermi per molto tempo si favorisce un disordine della glicemia. Si rischiano problemi cardiovascolari in tutti i sensi”, spiega l’esperto.
Una vita priva di esercizio fisico comporta anche altre problematiche: “Un’altra conseguenza potrebbe essere la sindrome metabolica, che non è da sottovalutare”. Non si tratta di una singola patologia, ma di una serie di fattori di rischio collegati. “È il caso dei trigliceridi alti, della circonferenza della vita quasi al limite per stare in salute, di una glicemia sfasata con valori vicini a diabete, dell’ipertensione”.
La soluzione – Per migliorare le condizioni di salute e prevenire le patologie occorre svolgere un’attività motoria che impegna anche a livello cardiovascolare. “Le grandi organizzazioni di Sanità hanno stabilito che per una persona che svolge uno stile di vita abbastanza dinamico sia sufficiente effettuare 150 minuti di attivtà fisica, di intensità moderata, a settimana”.
Secondo l’esperto, l’ideale sarebbe dedicare all’attività fisica 30 minuti al giorno. “Se non si ha il tempo, possiamo dividere questi minuti di attività fisica nell’arco della giornata. Possono essere 10 minuti la mattina, dieci il pomeriggio e 10 la sera. L’ideale sarebbe fare una passeggiata dopo pranzo per ridurre anche i picchi glicemici all’interno del sangue”.
Questi 150 minuti di attività non sarebbero sufficienti, però, per gli individui che svolgono una vita troppo sedentaria. “Bisogna ‘spezzare’ l’inattività quotidiana con delle pause. Per esempio, una persona che sta seduta per 8 ore in ufficio mentre è al lavoro, dovrebbe alzarsi una volta all’ora e fare una camminata di almeno due minuti”.
Altrimenti l’esperto consiglia di effetturare 3 minuti di esercizi per gli arti inferiori (sollevamenti sulla punta dei piedi, sollevamenti delle ginocchia, piegamenti parziali delle gambe e contrazioni volontarie dei glutei) eseguiti ciascuno per 20 secondi e ripetuti a circuito. “Secondo diversi studi è risultato che si tratta di approcci efficaci nell’attenuare la risposta postprandiale del glucosio, dell’insulina, dei trigliceridi e del peptide C, una proteina utile a rilevare un cattivo controllo metabolico”, conclude.