Tubercolosi, la malattia ingannatrice: ecco la profilassi da seguire

Panico nel comune di Motta di Livenza a Treviso, dove una maestra di scuola elementare, non sapendo di essere ammalata di tubercolosi, ha contagiato decine di bambini e colleghi.
Il bacillo della tubercolosi, venne scoperto nel 1882 dal medico e batteriologo tedesco Robert Koch.
Il 24 marzo dello stesso anno infatti, comunicò la sua scoperta agli scienziati della Società di Fisiologia di Berlino e grazie a questa, nel 1905, vinse il premio Nobel.
Questa malattia, chiamata anche “la grande ingannatrice” perché difficile da diagnosticare, è ancora molto diffusa. Circa un terzo della popolazione mondiale si è ammalato di tubercolosi e ogni anno ci sono 9 milioni di nuovi casi nel mondo, di cui un milione in età infantile, e circa 5.000 nuovi casi in Italia ogni anno.
Per diagnosticarla ci si affida al test tubercolinico (Mantoux) e ai test del sangue che purtroppo non sono affidabili al 100 per cento, per questo è consigliabile tenere sotto controllo quei bambini che sono stati esposti al bacillo ma che sono risultati negativi al test, in quanto potrebbe essere un falso positivo.
Nel caso in cui un soggetto sia entrato in contatto con il bacillo e sia risultato positivo al test ma non abbia sviluppato la malattia, è bene seguire una profilassi assumendo quotidianamente per 6 mesi, isoniazide, un chemioterapico.
La malattia, in questo caso, potrebbe manifestarsi o meno nel tempo.
Diversamente, come per la maestra di Motta di Livenza, la terapia consiste in un trattamento antibiotico a 4 farmaci per 2 mesi, da proseguire con 2 farmaci per almeno altri 4 mesi.
Gli insuccessi terapeutici e le recidive sono rarissimi, se si segue la terapia come suddetto.
La vaccinazione, che ha una durata di 10-15 anni, non è efficace al 100 per cento.