Il medico e nutrizionista Franco Berrino: “Tristi e impoveriti come insalata in busta. Torniamo a cucinare”

Siamo spesso ostaggi di una vita carica di impegni e questo ci spinge, per mancanza di tempo ed energie, ad assumere cattive abitudini.
Ma cambiarle si può.
Di questo ha parlato il medico epidemiologo e nutrizionista Franco Berrino, autore del libro “21 giorni per rinascere”, durante un incontro tenutosi presso l’Aula Magna Cavallerizza dell’Università degli Studi di Torino.
Perché 21 giorni?
“Non c’è una prova scientifica precisa, ma è il tempo in cui si manifesta il cambiamento”.
Sicuro che la gente voglia cambiare?
“Sì. Molti sono tristi, appesantiti, una persona su tre ha problemi intestinali, non vivono la vita che potrebbero avere e lo sanno. Solo che cambiare è impegnativo e serve allenamento, meditazione”.
Il suo libro richiede sforzi che spaventano.
“I 21 giorni non sono una dieta, sono una rivoluzione. Servono per imparare a organizzare il tempo, a cucinare, per studiare i mercati in cui fare la spesa e trovare del cibo pulito, per abituarsi a dedicare mezz’ora alla mente e mezz’ora all’esercizio fisico. Dimagrire è un effetto collaterale”.
Chi ha tutto questo tempo?
“Ognuno di noi. Spegniamo il televisore, rivediamo la nostra giornata, esiste un’alternativa e i 21 giorni servono a scoprirla”.
Passo numero uno.
“Alzarsi ringraziando per la giornata che inizia, sentirsi un principe che va a bere il caffè, non avvicinarsi mai alle persone con indifferenza”.
Errore numero uno.
“L’insalata in busta, già lavata, senza ossigeno. Cibo sterile e impoverito. Tutti i piatti pronti: il mondo occidentale si nutre tra il 25 e il 35 per cento di prodotti confezionati. Recuperiamo il grano, i semi, le farine integrali”.
Per cuocere il farro ci vogliono 50 minuti.
“E allora prepariamolo alla sera prima. Basta scuse, per farmi l’impasto dei biscotti ci metto 3 minuti cronometrati”.
Anche il supermercato ha scoperto il bio. Bene o male?
“Bene, perché ora che il biologico tira economicamente è più accessibile, male perché sotto quell’etichetta ci va anche tanta roba inutile e costosa con i profumini provenzali e perché la grande distribuzione uccide il contadino”.
Lei è incontentabile.
“Il cibo ha un’anima: quando taglio il cavolo cappuccio vedo una scultura liberty. Noi cuciniamo pensando ad altro e ci togliamo il piacere, ma un carciofo è una cattedrale gotica e dove lo compri fa differenza. Ora stiamo preparando una guida dei produttori etici, ma non siamo l’esercito della salvezza. Informiamo”.
Dopo 21 giorni si può sgarrare?
“Cito il libro del Tao: la debolezza è la mia forza, il ritorno è la mia legge. I 21 giorni non salvano dalle ricadute, offrono un metodo sano a cui tornare. E se lo hai provato sai che ti fa star bene e ci torni”.
Quindi un’abbuffata è concessa?
“Una pazzia da Mc Donald’s? Pur di sapere che è proprio questo, una follia da non replicare. Non pubblicizzo una vita da asceta, propongo una vita sana fatta di scelte consapevoli. Pure io ogni tanto passo in pasticceria ma sono eccezioni. Così come non riesco sempre a farmi il pane in casa però a volte succede”.
Fonte: La Stampa