I sintomi dell’ictus che non bisogna trascurare

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’ictus ci colpisce quando si verifica una improvvisa comparsa di sintomi e segni riconducibili a un deficit focale del linguaggio, della vista e\o della sensibilità e\o del movimento o dell’insieme di tutte queste funzioni cerebrali. Le cause possono esserre:
1. Una riduzione dell’apporto di sangue a una zona del cervello dovuto a occlusione di un vaso (infarto cerebrale)
2. Rottura di un vaso (emorragia intracerebrale)
3. Rottura di un aneurisma cerebrale (emorragia sub aracnoidea)
Uno studio osservazionale effettuato in Italia, leggiamo su La Stampa, “ha rivelato come, in generale, il tempo che passa fra il momento in cui il paziente si accorge di avere qualche problema e il momento in cui arriva in ospedale è troppo lungo per garantirgli un’assistenza efficace”.
Come intervenire se sospettiamo un ictus
Per questo motivo è importante agire subito. Valeria Caso, presidente dell’European Stroke Organization, consiglia di adottare l’approccio RAPIDO se sospettiamo che il malore nostro, di un familiare o di un amico sia Ictus. Rapido è l’acronimo di:
R – RIDI – chiedete di sorridere e osservate se la bocca è asimmetrica;
A – ALZA LE BRACCIA – chiedete di alzare le braccia e verificate se riesce a sollevarne una sola;
P – PARLA – chiedete di parlare e verificate se riesce ad esprimersi in maniera comprensibile o confusa;
I – ICTUS;
D – DOMANDA AIUTO – chiamate immediatamente il 118 e descrivete correttamente i sintomi
O – ORARIO – prendete nota dell’ora esatta in cui sono iniziati i sintomi, una informazione che sarà utile ai sanitari per operare entro le 4 – 6 ‘golden hour’.
Valeria Caso ha anche spiegato che “per ottenere la massima efficacia dai trattamenti è consigliabile arrivare in ospedale al massimo entro 60 minuti; come nelle malattie cardiache, anche un solo minuto può fare la differenza. Il trattamento con i farmaci infatti è efficace se eseguito entro 4 ore dall’inizio dai sintomi, mentre sono 6 le golden hour per il trattamento dei vasi più grandi con la trombectomia meccanica, in cui viene inserito uno stent di ultima generazione che rimuove l’ostruzione e ripristina l’afflusso di sangue e ossigeno”.