Il glutammato fa male?
È usato per insaporire zuppe, dadi da brodo e cibi in scatola, ma il suo consumo scatena emicrania, tachicardia, vertigini, stanchezza e senso di oppressione toracica. Tutti sintomi che rientrano in quella che viene definita “sindrome da ristorante cinese”.
Stiamo parlando del glutammato monosodico una polvere bianca cristallina, ottenuta dall’acido glutammico
indicata in etichetta con le sigle E620, E623. Questo additivo è un esaltatore di sapidità introdotto nell’industria alimentare negli anni ’50, finito sotto accusa non tanto per i danni alla salute che potrebbe provocare, ma perché impiegato per coprire carenze di gusto e qualità degli alimenti di base dei prodotti che si trovano al supermercato.
L’Oms considera il glutammato sicuro e non ha infatti indicato una dose giornaliera accettata. Ma, d’altra parte, alcuni produttori e distributori, riporta l’ANSA, “hanno tolto la sostanza dai loro prodotti, ritenendolo un additivo non necessario e potenzialmente allergenico”.
Osserva Maria Teresa Ventura, responsabile di Unità Operativa Semplice di Immunoallergologia Geriatrica presso l’Azienda Ospedaliera-Universitaria del Policlinico di Bari, su Starbene.it:
“Sebbene gli studi relativi alla sua tossicità non siano mai stati effettivamente dimostrati, si suggerisce di non esagerare nel consumo di cibi addizionati di glutammato perché potrebbe alterare il gusto, inducendoci a preferire cibi molto salati che porterebbero ad un aumento della pressione arteriosa. Inoltre, è stato associato ad un aumento della sensazione di fame, e per questo motivo in Europa è vietato negli alimenti per bambini: diventerebbe uno dei fattori scatenanti dell’obesità”